2017

6 maggio 2017

Pierrot Lunaire: manifesto dell’Espressionismo

Pierrot Lunaire (1912) è una delle opere capitali del Novecento, vero e proprio punto di non ritorno di un linguaggio ormai sulla strada di un rinnovamento radicale che ancor oggi non manca di lasciare meravigliati e stupefatti per la novità della concezione (si tratta di una specie di teatro da camera, agli antipodi dell’imperante melodramma) e per la modernità dei mezzi impiegati. L’immagine di Pierrot, eroe malinconico e triste, è proiettata – verrebbe da dir quasi deformata – in immagini ora grottesche, ora ironiche, in visioni allucinate, grazie allo Sprechgesang (una sorta di declamazione intonata) e a un ensemble strumentale (mutuato, come il tipo di vocalità, dal coevo cabaret) trattato come una serie di timbri isolati e contrastanti (proprio come i colori nei pittori espressionisti). Il linguaggio fatto di una libera atonalità (anch’esso funzionale all’irrazionalità propria della poetica espressionista) e il particolare mélange in cui il recupero del contrappunto si alterna a forme aforistiche o mutuate dal Romanticismo (valzer, romanza), fanno di questa serie di 21 brani uno dei più alti esiti di tutto il XX secolo.

A. SCHOENBERG: Pierrot Lunaire op.21
(1874 – 1951) [per voce, flauto/ottavino – clarinetto in la/sib – violino/viola –

violoncello – pianoforte]

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